paperblog

lunedì 23 dicembre 2013

Sulle ali della mia anima farfalla


Partire 
assecondare la smania nel petto
di sentirmi viva, leggera,
Nomade senza meta
sorpresa ad ogni passo 
Lasciarmi alle spalle il già noto
dischiudere l'uscio del mondo
scardinare il forziere della bellezza
alla conquista d'insoliti orizzonti 
di travolgenti prospettive
Sedare l'inquietudine con gli occhi,
per le strade
sopra i tetti.
Con l'anima vagabonda
alla sorgente di me


Le nostre valigie logore erano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo molta strada da 
fare. Ma non importava, la strada è la vita. 
Jack Kerouac

martedì 10 dicembre 2013

Un bel letargo natalizio...


Che cos’è l’insonnia se non la maniaca ostinazione della nostra mente a fabbricare pensieri, ragionamenti, sillogismi e definizioni tutte sue, il suo rifiuto di abdicare di fronte alla divina incoscienza degli occhi chiusi…o alla saggia follia dei sogni?
(Marguerite Yourcenar)

8 dicembre, la festa dell’Immacolata apre ufficialmente il periodo natalizio. Nelle case si allestiscono alberi di Natale e presepi mentre nelle strade addobbate a festa si intensifica il viavai. Io no, me ne sto insonne e nervosa. 
Mi appare del tutto evidente come il Natale non sia un giorno o una stagione, ma uno stato d'animo, e il mio è pessimo! Non basta lo scintillio delle luci, le canzoni dai buoni sentimenti, il richiamo profano di gratificazioni materiali...tutto mi sembra fatuo e a tratti angosciante. Sarà perché compio gli anni il giorno della Vigilia, o perché la fine dell'anno si accompagna inevitabilmente a bilanci, sta di fatto che in questo periodo avverto più che mai in me il segno del tempo che passa. E allora che fare? Fuggire, isolarmi o perché no, cadere in letargo! Si, farei volentieri come Billy Crystal  in "Harry ti presento Sally" quando afferma "Odio così tanto le feste. Ogni anno vorrei dormire dalla vigilia di Natale a Capodanno!” 
Ebbene sì, vorrei tanto dormire, recuperare tutte quelle ore insonni e lucidissime che mi hanno accompagnato fedelmente in quest'anno. Dei risvegli felici non ho lasciato traccia poichè dormivo, ma delle notti insonni restano le impronte delle mie parole...


Occhi aperti nel buio
i pensieri mi prendono a schiaffi
il giudizio è impietoso 
come un pugno allo stomaco 
Non posso sottrarmi
o difendermi
al gorgoglìo sotterraneo della coscienza.
L'unica fuga 
alzarsi
arrendersi al quotidiano
o far scivolare l'anima 
sulla punta di una biro
asciugando l'inchiostro dalle pareti degli occhi




domenica 1 dicembre 2013

Il coraggio del cercatore di perle



Oggi mi è capitato di imbattermi in questa famosa frase di Friedrich Hölderlin “Là dove c’è pericolo, cresce anche ciò che salva” e non ho potuto fare a meno di riflettere sul potere salvifico della paura.
La paura è quel campanello d’allarme che ti fa prendere coscienza dei tuoi limiti di fronte alla realtà, l’attimo in cui scegli se affrontare un rischio o sottrarti.
Il coraggio pertanto non ha niente a che vedere con l’assenza di paura. Chi non ha paura è incosciente e si espone agli eventi, chi ha paura invece valuta gli eventi e, se decide di andare oltre i propri limiti lo fa per mettersi alla prova, consapevolmente.
Chi si fa guidare solo dalla paura vive come imprigionato, privato della gioia di sfidarsi, di andare oltre  i propri limiti.
Io mi considero una donna coraggiosa seppure tra mille paure. Dalle paure ho tratto certamente consapevolezza, ma la voglia di crescere, di conoscermi e di migliorarmi mi ha sempre offerto un buon motivo per sfidarmi ed osare. Perciò, quando ho dovuto affrontare i miei demoni e i miei limiti, l’ho fatto ad occhi aperti, nella consapevolezza dei rischi ma anche con la determinazione di chi si è allenato ad affrontare le eventuali  “discese ardite e le risalite” come cantava Battisti.
C’è una frase molto bella del poeta persiano Saadi di Shirāz che dice  "se il tuffatore pensasse sempre allo squalo, non metterebbe mai le mani sulla perla".
Ebbene, se c’è una cosa di cui posso andare fiera è che non ho molti rimpianti, anzi pochissimi, perché ho sempre avuto il coraggio di tuffarmi per conquistare una perla....Certo, a volte non sarà stata proprio una perla, altre volte non ci sarò riuscita, ma ho sempre provato a tuffarmi!


sabato 30 novembre 2013

Se non posso odiarti, ti amerò mio malgrado

"Ciò che ero solito amare, non amo più; mento: lo amo, ma meno; ecco, ho mentito di nuovo: lo amo, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente ho detto la verità. E' proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza. In me faccio triste esperienza di quel verso di un famosissimo poeta: "Ti odierò, se posso; se no, t'amerò contro voglia."                                   Francesco Petrarca 


Non ho mai fatto in me l'esperienza dell'odio, non è semplicemente avulso da ciò che sono, lo trovo innaturale. Per questo non lo concepisco, specie quando è gratuito. Eppure mi sono arresa al fatto che l'odio esiste e che può nascere, spesso, da un amore negato o mancato.
I versi di Ovidio richiamati da Petrarca ne L'Ascesa a Monte Ventoso (Odero, si potero; si non, invitus amabo Ti odierò, se potrò; altrimenti ti amerò mio malgrado) mettono in evidenza come l'odio possa scaturire da ciò che si ama ancora, nonostante tutto, contro la propria volontà.
Questa contrapposizione di sentimenti io l'ho rappresentata con la lotta tra ciò che rimane vivo a dispetto dell'oblio, del vuoto, del buonsenso della ragione. I ricordi, i sentimenti, i gesti rimangono vivi, seppur dolenti, ciò che muore dentro, almeno in me, è la fiducia e la speranza.


Vivo

Poesia d’amore
per chi non c’è più ed è vivo.
Vivo nella pelle, negli occhi, nei pensieri. 

Così vicino da sentirne l’odore
Eppure altrove
dove io non ho più posto.
Un tatuaggio nell’anima
che brucia e si consuma
incenso nell’aria.
La fede muore
ma tu no.
Restano spine, schegge, ombre,
ricordi o forse sogni
Notti insonni
attese
silenziosi risvegli
E quelle dolci domande
formulate a fior di dita
sulla tue spalle calde. 



martedì 26 novembre 2013

Il peso dell'anima nella battaglia dei sessi




Ora che anche la scienza riconosce l'anima assegnandole perfino un peso specifico (i noti 21 grammi misurati da Duncan MacDougall), sorprende quanto poco spazio le venga riservato oggi in questa Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Tutti analizzano il fenomeno dei femminicidi guardando alle statistiche sugli stupri, sulle violenze domestiche, sulle molestie nei luoghi di lavoro, sugli omicidi a sfondo passionale. Hanno importanza certo, ma c'è un "prima" che viene poco esplorato. Sono le ferite dell'anima e la diversa capacità di farvi fronte.
Sui media si parla quasi esclusivamente di cronaca, di violenza e solo a margine, incidentalmente, dei traumi dell'anima.
Eppure le ferite emozionali esistono e non hanno sesso, sono legate a rifiuto, abbandono,  tradimento, umiliazione, ingiustizia, indifferenza.
Ogni ferita, paura, abuso fisico o psicologico causa dei meccanismi di difesa che in psichiatria vengono chiamati 'dissociazioni' dell'anima. Di fatto, restiamo vivi ma subiamo una perdita di energia vitale che ci rende più vulnerabili, più esposti, più dipendenti da altre persone. 
Siamo tutti fragili, ma invece di riconoscerci in una comune fragilità, aumentiamo le fratture e gli stereotipi fra i sessi.
Se vogliamo davvero cambiare le cose e contrastare alle radici questo fenomeno credo sia opportuno allargare il campo visivo a molteplici prospettive portando il dibattito sul piano antropologico, pedagogico, letterario, andando oltre la psicologia delle differenze di genere.
Io nel mio piccolo, con le mie impronte mi rivolgo a tutti, oltre ogni stereotipo.

Ecco un manifesto contro i "luoghi comuni"  cui idealmente aderisco...




venerdì 22 novembre 2013

Una bella risata e una lunga dormita...


Un proverbio irlandese recita "Le due migliori cure che ci siano sono una bella risata e una lunga dormita."
Quando le risate scarseggiano, la terapia del sonno può aiutare, sempre che l'indigestione di realtà non produca mal di stomaco. Allora il tentativo di fuga da se stessi fallisce. Perché appena ci si accorge di avere lo stomaco in subbuglio cresce il sospetto di essere presenti e, con esso, il timore d'inciampare nell'anima.
Ecco come mi sono posta anch'io di fronte al ben noto dilemma shakespeariano ...
“Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli...
Morire, dormire, niente di più e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne...."


Mal di stomaco
sospetto di me 
Dunque ci sono 
seppure indolente 
Nell'apatia 
nella nausea dei ricordi
nel tempo che scorre
alle radici dei capelli
Meglio dormire
nascondersi
calare le palpebre 
come un sipario
senza nulla da attendere
nemmeno i sogni



mercoledì 20 novembre 2013

Con l'anima in attesa

Risveglio illuminato dai versi del poeta inglese Thomas Stearns Eliot
....
I said to my soul, be still, and wait without hope
For hope would be hope for the wrong thing; wait without love,
For love would be love of the wrong thing; there is yet faith

But the faith and the love and the hope are all in the waiting.
Wait without thought, for you are not ready for thought:
So the darkness shall be the light, and the stillness the dancing.
Ho detto alla mia anima, resta in silenzio, e attendi, attendi senza speranza 
perché la speranza sarebbe speranza vana
Aspetta senza amore perché l’amore sarebbe mal riposto.
Resta ancora la fede, ma la fede, l’amore e la speranza sono tutte nell’attesa.
Attendi senza pensare, perché tu non sei pronta al pensiero
Così l’oscurità sarà luce, e la quiete danza
....
Tenere l'anima in sospeso, in attesa di una luce che guidi passi incerti fino alla danza. Attendere l'amore finché l'amore sia davvero tale. Un filo rosso invisibile lega amore, fede e speranza, ma solo il tempo con le sue risposte può ricomporre tale unione. Per me la fede e la speranza sono doni, conseguenze dell'amore. Ma l'amore comporta rischi, non è da tutti. Molti abdicano, si fanno addomesticare, accettano compromessi pur di non rimanere soli. Io no. Sono uno spirito libero e l'amore lo prendo molto sul serio. Altrimenti non lo chiamo così. Parafrasando e citando ancora T.S. Eliot ne 'Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock' posso dire che " non ho mai misurato l'amore con cucchiaini da caffè...". Ho osato e ho perso. Ma ho amato davvero. D'altra parte come dice anche la scrittrice Barbara Alberti: "L'amore è per i coraggiosi, tutto il resto è coppia" !

sabato 16 novembre 2013

Eroe dei miei limiti


Ieri. Un giorno come tanti ma con un pensiero di troppo, un virus nel mio hardware cerebrale, indotto dalle note del brano di Ludovico Einaudi "Una mattina". 
Un nodo alla gola mi ha assalito, mi ha inghiottito, risucchiato in un istante in varco temporale che mi ha riportato indietro a quel giorno di marzo. 
Ci vuole coraggio a fare delle scelte, ma ci vuole non meno coraggio a sopportare il peso di decisioni prese da altri. Perché se delle nostre decisioni, giuste o sbagliate, ci sentiamo padroni, di quelle sentenziate da altri non possiamo che esserne schiavi.
In questa sudditanza della volontà alla realtà si misura il mio quotidiano eroismo, quello che non mi ha concesso di morire in battaglia per una nobile causa ma di vivere tutti i giorni per quella.
Lo sforzo di ogni mattina è stare dritta in piedi, guardarmi allo specchio, sorridere e darmi il buongiorno. Il resto è tutto da inventare, si naviga a vista, forti solo del coraggio di accettare l'incerto, l'imponderabile, in uno stato di vigile stupore, pronti a rialzarsi sfidando i propri limiti.
Una domenica mattina, ispirata da questo eroismo umano, mi sono dedicata quest'ode...

Ode a me


Ode a me che sono ancora e non mi perdo 
Che ricordo
sogno 
non mi arrendo
Che percorro la mia strada a un solo senso
con il candore avvolto di pudore
e uno scialle di speranze intorno al petto
La mia armatura stesa 
panno al vento
Ricordi di battaglie senza scudo
e mani nude nel gelo dell'inverno